COME FARE SOLDI CON L'ARCHEOLOGIA ? APRITE UN AGRITURISMO!

Gli agricoltori italiani hanno avuto un'idea brillante per tutelare l'archeologia e il paesaggio italiano, traendo anche profitto. Ne parliamo con la Cia, Confederazione italiana agricoltori.

Mentre il Governo parla di trivellare i nostri mari alla ricerca del poco oro nero presente nel Mediterraneo, gli operatori agrituristici che fanno capo alla Cia - Confederazione Italiana Agricoltori, si muovono concretamente con delle proposte per tutelare l'altro "oro" della penisola - quello troppo spesso dimenticato e considerato improduttivo: il nostro patrimonio fatto di archeologia e paesaggio. L'idea è tanto semplice, quanto brillante: far gestire i beni archeologici minori agli agriturismi, togliendo l'onere economico allo Stato, per incrementare il turismo e produrre reddito. Ci ha raccontato nel dettaglio l'iniziativa Alberto Giombetti, responsabile relazioni esterne Cia.


Illuminante! Antica Lastra di pietra può essere un Calendario Lunare

Una lastra di pietra scoperta in Russia e risalente all'età del bronzo può aver aiutato gli osservatori del cielo antico a tracciare i movimenti del sole e della luna.

Credit: ​​Larenok P.A.
Credit: ​​Larenok P.A.

Scoperta in Russia più di 20 anni fa, sembra essere secondo un nuovo studio una meridiana dell'età del bronzo.
La lastra è contrassegnata con coppelle rotonde disposte in cerchio, e un'analisi astronomica suggerisce che questi segni coincidono con eventi celesti, tra cui albe e tramonti.

Etruscan origins study reveals migration from Armenian Highlands

Etruria was a region located in present day Central Italy that gave birth to one of the first civilizations in Europe. The origin of the Etruscan civilization is a long-standing subject of debate among scholars from different disciplines. The bulk of the information has been reconstructed from ancient texts and archaeological findings and, in the last few years, through genetic studies. A new study that aims to investigate the biological origins of the Etruscans has revealed a migration event from the Armenian Highlands into Tuscany (Central Italy) at around 850 BCE.

The analysis revealed that people of Tuscany poses a sizable amount of genetic traces from Middle East in particular the Armenian Highlands.

The REAL face of King Tut: Pharaoh had girlish hips, a club foot and buck teeth according to 'virtual autopsy' that also revealed his parents were brother and sister

Tuthankhamun
Tuthankhamun
Tutankhamun (illustrated) was reliant on a walking stick thanks to his club foot, which may have been due to the fact that his parents were brother and sister
Tutankhamun (illustrated) was reliant on a walking stick thanks to his club foot, which may have been due to the fact that his parents were brother and sister

Ötzi l'uomo venuto dal ghiaccio: scienziati scoprono il campione di sangue di 5.000 anni

Il più antico campione di sangue mai estratto getta nuova luce sulla morte di Ötzi e può contribuire a migliorare la comprensione dell'invecchiamento di sangue

      

 

Otzi the Iceman 

Antichi Egizi in Australia

 

In Australia, a un centinanio di chilometri da Sidney, si trova il Parco Nazionale della Hunter Valley. Nel parco si trova una foresta, e tra le rocce che vi si trovano si trova il mistero di cui vi voglio parlare.

 

Salendo sui resti di una piccola frana rocciosa, si arriva ad un grande blocco di Arenaria, in cui una spaccatura rende possibile l'ingresso. Entrando nella spaccatura si raggiunge una piccola “camera”, e il contenuto di questa è decisamente sorprendente. Questa grotta fu scoperta negli anni settanta, casualmente come molte scoperte importanti, da un uomo che cercava il suo cane.

 

Geroglifico AnubiIn fondo alla grotta si trova un grafito che riproduce il dio egizio Anubis, il Giudice dei Morti e Guardiano dell'Oltretomba. Sulle pareti si trovano scolpiti circa duecentocinquanta geroglifici egizi, parzialmente corrosi dal passare del tempo. Questi non hanno nessuna somiglianza con i graffiti animali realizzati dagli aborigeni, quindi non è possibile confonderli.

Secondo Paul White, un ricercatore che si sta occupando di questi geroglifici, sono indiscutibilmente di origine egizia, nello stile arcaicco delle prime Dinastie, e risalgono a circa 4500 anni fa. Gli egittologi, abituati a leggere geroglifici di epoche più recenti, si sono trovati davanti a forme primitive e bizzarre, e questo ha causato in loro dubbi sull'autenticità degli stessi.

Ray Johnson, un anziano egittologo che nel corso della sua carriera si è occupato della traduzione di testi molto antichi per il Museo delle Antichità del Cairo, si è anche occupato della traduzione dei geroglifici contenuti nella grotta, ricavandone una storia che para di antichi esploratori naufragati in una terra sconosciuta, e della morte del loro capo di stirpe regale, “il Signore Djes-Eb”.

 

 

 

 

Nei tre cartigli è riportato il nome di Djedefre, o Ra'Djedef, Re dell'Alto e Basso Nilo della IV dinastia dal 2528 al 2520 a.C., fratello di Khafra e figlio di Khufu, più conosciuto con il nome greco di Cheope.

Questo cartiglio data la spedizione in maniera precisa, difatti essa è avvenuta dopo il regno di Khufu, durante il regno di Ra'Djedef. Essendo Djes-Eb di stirpe reale, probabilmente era uno dei figli del faraone.

L'iscrizione è stata probabilmente realizzata per ordine di un capitano di nave o un sacerdote, poiché sul glifo angolare della stessa si trova il titolo di un alto ufficiale o di un sacerdote.

 

Questo è il resoconto dello scrivano, che parla a nome di Sua Altezza “Il Signore Djes-Eb”: “Per due stagioni, Djes-eb, il leader della spedizione ha proseguito verso ovest esausto ma forte fino alla fine. Sempre pregando e felice. Lui, il servo degli dei... Siamo andati per colline e deserti, nel vento e sotto la pioggia, senza trovare laghi.(Djes-Eb) È stato ucciso mentre trasportava alto il vessillo del Dio Falco in terra straniera, attraverso le montagne, il deserto e l’acqua. Egli, che è morto prima, qui è stato lasciato a riposare. Possa avere la vita eterna. Non si alzerà mai più in piedi presso le acque del Sacro Stagno di Mer, il cui nome significa amore”.

Nella seconda parte dell'iscrizione, che putroppo è peggio conservata, viene descritta la tragedia avvenuta: “Il serpente ha morso due volte. I seguaci del signore Khufu, vigoroso Re del Basso Egitto, Signore dei due Regni, non ritorneranno tutti. Tutte le sponde dei fiumi e dei torrenti sono asciutte. La nostra imbarcazione è danneggiata e legata con la corda. Abbiamo dato il rosso d’uovo dalla cassa dei medicinali ed abbiamo pregato Amen, il Nascosto, dato che è stato colpito due volte.

Abbiamo murato l’entrata laterale al rifugio con le pietre ed abbiamo allineato la camera ai cieli occidentali. Le tre porte dell’eternità sono state collegate all’estremità posteriore della tomba reale e sono state sigillate. Abbiamo disposto al suo lato un vaso, l’offerta santa, caso mai si svegliasse dalla tomba. È separato dalla casa il corpo reale e tutti gli altri.

Qui è iscritta la storia straordinaria della morte e della sepoltura del Signore Djes–eb, uno dei figli del Faraone Ra’Djedef”.

Lo stato di deterioramento dei geroglifici dimostra una lunga esposizione agli agenti atmosferici, suffragando la teoria dell'antichità degli stessi.

Come è possibile che le antiche popolazioni egizie attraversarono l'oceano e raggiunsero l'Australia? Esistono forse altre prove di questo incredibile viaggio? 

Se tali geroglifici fossero autentici, vorrebbe dire che gli antichi Egizi si erano spinti, nel corso dei loro viaggi, fino all'Australia. Ma esistono altre prove della presenza di antichi popoli del mediterraneo in Australia?

Queensland, Gympie Alla periferia di questa città si trova una piramede a terrazze, alta circa trenta metri, con un'età stimata di seimila anni. Questa piramide fu segnalata dai primi uomini bianchi che abitarono l'area, nel 1850. Nel 1966, nei pressi di questa piramide, furono dissotterrate due statue di pietra che rappresentavano delle scimmie, e secondo le stime effettuate hanno almeno tremila anni di età. Secondo gli studiosi, potrebberò rappresentare il Dio egiziano Thoth, che fino al 1000 a.C. era rappresentato come una scimmia.

Delle due statue, la più grande è accovacciata ed è fatta di conglomerato pietroso. La più piccola, maggiormente rovinata dal passare del tempo, impugnava una Tau. La Tau è la parte inferiore dell'Ankh, la croce degli antichi Egizi.

Inoltre le tribù aborigene di questa zona adoravano una Dea Madre simile a quella che veniva adorata nel Medio Oriente.

Widgee Shire In questa località un operaio ha ritrovato una statuetta rappresentante una scimmia accovacciata.

Sunshine Coast, Noosaville In questa località è stata dissotterrata un'antica Ankh.

Toowoomba Qui furono ritrovate diciassette pietre di granito contenenti iscrizioni fenicie.

Bowen Anche in questa località sono stati trovati graffiti che sembravano geroglifici simili a quelli degli antichi egizi.

New South Wales, Penrith Nelle vicinanze del fiume Neapean è stato ritrovato uno scarabeo d'onice intagliato. Sempre a Penrith si trova anche una piramide a gradoni alta circa quindici metri.

Blue Mountains Ad ovest di queste montagne si trova un'altra piramide a gradoni, costruita mediante l'impiego di enormi blocchi di granito, alta circa trenta meti.

Fiume Hawkesbury Nei pressi di questo fiume si trovano disegni molto antichi, realizzati dagli aborigeni, che raffigurano dei visitatori sconosciuti.

Kimberley Gli aborigeni di questa zona venerano ancora oggi una Dea Madre simile a quelle adoratae nel Medio Oriente. Inoltre alcuni gruppi di queste tribù hanno caratteristiche razziali mediorientali, e nella loro lingua si trovano molte parole dell'antico egitto.

Sempre in quest'area, nel 1931 il professor A.P.Elkin, docente di Antropologia presso l'università di Sidney, scoprì una tribù aborigena che non aveva mai avuto contatti con l'uomo bianco. Gli anziani di questa tribù salutarono il professore con antichi segni massonici. Inoltre gli aborigeni adoravano il Sole, la Madre Terra e il Serpende dell'Arcobaleno, e numerose parole della loro lingua erano di origine egiziana. Quest'area è famosa per l'arte rupestre dei Wandjina, e secondo antiche leggende questo popolo giunse su grandi barche dall'oceano indiano.

Kimberley, Tjuringa in questa località fu ritrovato un simbolo solare identico a quello di Aton, la divinità solare venerata nel 1000 a.C. in Egitto.

Arnhem / Stretto di Torres in entrambe queste località si mummificavano i morti.

Isola di Darnley Nel 1875 una mummia ritrovata in quest'isola fu esaminata da Sir Raphael Cilento, un famoso medico dell'epoca. Secondo il medico il metodo utilizzato per la mummificazione era lo stesso che veniva impiegato in Egitto 2900 anni fa.

Isola di New Hannover nel 1964 Ray Sheridan, un ufficiale sanitario, scoprì i resti di un antico tempio del sole costruito nello stile egiziano. In questo tempio c'era anche un idolo alto due metri, del peso di quattro tonnellate, rappresentante una creatura per metà uomo e per metà uccello, rivolta verso il sole nascente. Le rovine ricordarono a Sheridan un tempio che aveva visto in Egitto durante la Seconda Guerra Mondiale.

 

Di queste scoperte non so darvi l'esatta collocazione:

1910 Ritrovamento di una moneta coniata ai tempi di Tolomeo IV

1931 In una caverna della Nuova Zelanda furono ritrovati dei resti mummificati, che vennero esaminati dall'antropologo Grafton Elliot-Smith. Secondo lo scienziato il teschio apparteneva ad un egiziano, e aveva almeno 2000 anni.

1950 Venne scoperto, scolpito in una scogliera, un disco solare egiziano.

1978 All'interno di una caverna, vennero scoperti ed identificati antichi simboli massonici egizi da Rex Gilroy. Questa caverna si trova a pochi chilometri di distanza dal luogo in cui venne ritrovata la moneta tolemaica nel 1910.

 

Ora cerchiamo prove di contatti con l'Australia in Egitto:

1922 Quando venne scoperta la tomba di Tutankhamen da Carter, nel lontano 1922, all'interno dell'anticamera della tomba fu ritrovata una collezione di boomerang, lunghi dai 26 ai 64 centimetri, costruiti in legno e in maiolica.

1982 secondo quanto fu riportato sul Cairo Times, degli archeologi che lavoravano a Fayum, nei pressi dell'Oasi di Siwa, scoprirono resti fossili di canguri e di altri marsupiali australiani.

Le prove della presenza in Australia di popolazioni proveniente dall'antico Egitto sono troppe per essere ignorate. Anche considerando dei falsi i geroglifici della Hunter Valley, le altre prove sono comunque sufficienti a dimostrare la teoria.

Inoltre, in base a queste prove, non si trattò di un solo incontro tra due culture, visto che tra i geroglifici ritrovati nella Hunter Valley (4500 anni fa) e il disco solare di Aton ritrovato nella Tjuringa (3000 anni fa) passano 1500 anni.

In base alle prove raccolte, si può affermare che, in epoche remote, esisteva un collegamento marittimo tra l'Australia e l'antico Egitto, che sicuramente avveniva mediante un porto sul Mar Rosso.

Presso il Mare di Galilea mezzaluna in pietra di 5000 anni fa

E' stato identificato, in Israele, un monumento in pietra a forma di mezzaluna che si pensa possa risalire a 5000 anni fa. Il monumento si trova a circa 13 chilometri a nordovest del Mare di Galilea. Si tratta di una struttura massiccia, con un volume di circa 14.000 metri cubi ed una lunghezza di circa 150 metri. Le ceramiche rinvenute nello scavo indicano che il monumento potrebbe risalire ad un periodo compreso tra il 3050 a.C. e il 2650 a.C., una data che lo farebbe più antico delle piramidi di Giza e del cerchio di Stonehenge. Gli archeologi hanno dapprincipio pensato che si trattasse del muro di cinta di una città, ma recenti lavori di scavo indicato che non vi è alcun insediamento umano antico intorno alla struttura. A questo punto è stata proposta l'ipotesi che si trattasse di un punto di riferimento importante nel paesaggio naturale, indicante un possedimento o la presenza di un'autorità che avanzava diritti sulle risorse naturali e sulla popolazione rurale. La sua forma a mezzaluna potrebbe avere una valenza simbolica: la falce lunare era, infatti, il simbolo del dio della luna mesopotamico Sin. Ad un giorno di cammino dal misterioso monumento, poi, si trova un'antica città chiamata Bet Yerah, la "casa del dio della luna". Probabilmente il monumento litico ne segnava i confini pur non essendo propriamente una fortificazione difensiva. La struttura ha una larghezza di 20 metri ed è conservata per un'altezza di sette. Si è stimato che ci siano voluti dai 35.000 ai 50.000 giorni di lavoro per completarla. Bet Yerah era, un tempo, una grande città ben pianificata con un funzionale sistema di fortificazioni. I suoi abitanti commerciavano con i primi re d'Egitto, come è possibile evincere dai manufatti ritrovati, tra i quali una brocca con iscrizione geroglifica. La città era associata, questo era il significato del suo nome, al dio della luna, ma gli studiosi non sono sicuri che essa abbia portato sempre questo nome. Il nome di Bet Yerah, infatti, è stato rintracciato in testi rabbinici di 1500 anni fa. Non lontano dal monumentale "muro" di pietra sono state rinvenute altre strutture rocciose di grandi dimensioni: una è stata chiamata Rujum el-Hiri e si trova sulle alture del Golan, una zona ad est del Mare di Galilea. E' formata di quattro cerchi con al centro un tumulo. La data di costruzione di questa struttura è ancora oggetto di dibattito. Una recente ricerca condotta dall'archeologo Mike Freikman, dell'Università Ebraica di Gerusalemme, indicherebbe che questi megaliti sono antecedenti alla costruzione del muro a forma di mezzaluna. Recentemente, poi, è stato scoperto un altro tumulo gigante sotto le acque del Mare di Galilea. La sua datazione è sconosciuta ma, così come la struttura a mezzaluna appena ritrovata, anche il tumulo sommerso si trova vicino al sito di Bet Yerah.

News Originale

I segreti di Antikitera 21 settembre 2014 - 21:37

 

I sommozzatori scenderanno a 150 metri di profondità, per provare a scoprire i segreti di Antikytera, il “computer” esistito 20 secoli fa. Ritrovato più di un secolo fa nel Mar Egeo, ha sempre suscitato molta curiosità nel mondo scientifico e dei molti appassionati. Finalmente, ora, una spedizione cercherà di andare ad apprendere i veri segreti o quel che il fondale marino, ancora conserva. Sappiamo che Antikytera, è stato perso in qualche viaggio in mare sfortunato, ed era utilizzato dai greci per calcolare la posizione delle stelle e dei pianeti. I studi hanno individuato che lo strumento risale a duemila anni fa, e cio’ lo rende ancora più affascinante. Un motore con trenta ingranaggi serviva per farlo funzionare, un sistema molto articolato e complesso. sulle ipotesi del suo ritrovamento sulla nave romana, si ipotizza, il viaggio di una nobildonna dell’epoca che andava verso Roma per sposarsi.

Fonte Focus

I sommozzatori partiranno per esplorare il fondale marino, ma prima, andrà un robot che perlustrerà bene la zona, visto che probabilmente le navi dovrebbero essere due. Finora, non si è mai riusciti a scendere sotto i 60 metri e sono stati rinvenuti, molti oggetti come, statue, gioielli, oro e resti umani. Per compiere l’impresa di scendere a 150 metri,utilizzeranno delle speciali tute pressurizzate e saranno collegati con la superficie che si occuperà di fornire ossigeno, cosi da lasciarli lavorare senza limiti di tempo. Una volta concluso o in caso di problemi, verranno trascinati in superficie grazie ad un cavo. Dimitris Kourkomelis, uno degli archeologi che sfiderà le profondità del Mediterraneo, ha spiegato:” Ci sono ancora decine di oggetti sparsi sul fondo: questa nave trasportava immense ricchezze provenienti dall’Asia Minore”

 

Friday, May 23, 2014

ALCHEMY: Secret Art of the Land of Khem

 
Khem was an ancient name for the land of Egypt; and both the words alchemy and chemistry are derived from it.  Egypt, because of the color of its fertile soil, was called "the black empire" and is referred to in the Old Testament as "the land of darkness."  Alchemy has long been known as "the black art, " not in the sense of evil but in the sense of that darkness which has always enshrouded its secret processes.
 
 
The Chaldeans, Phœnicians, and Babylonians were familiar with the principles of alchemy, as were many early Asian races. It was practiced in Greece and Rome; was the master science of the Egyptians. According to the fragmentary writings of those early peoples, alchemy was to them no speculative art.
 
 
During the Middle Ages, alchemy was not only a philosophy and a science but also a religion. Those who rebelled against the religious limitations of their day concealed their philosophic teachings under the allegory of gold-making. In this way they preserved their personal liberty and were ridiculed rather than persecuted.

Scoperta antica città di pietra in Croazia, ha 7000 anni

 

 

Un’intera città di pietra di 7000 anni fa è stata riportata alla luce in Croazia, recuperati centinaia di reperti archeologici

 

Scoperta antica città di pietra in Croazia, ha 7000 anni – Importante scoperta archeologica in Croazia dove è stato portata alla luce la città di pietra più grande mai scoperta prima d’ora nel Paese. Si tratta di un’antica città di almeno 7000 mila anni estesa su un’area di circa 100 mila metri quadrati. Il paese, finora sconosciuto, risalirebbe infatti al V o al IV millennio a.c. e si trovava solo a un paio di metri di profondità ma fino ad oggi nessuno lo aveva mai individuato. A venire alla luce per primi una serie di cisterne, pozzi e ceramiche risalenti all’età della pietra, tanto da convinceregli archeologi a proseguire negli scavi: la scoperta è avvenuta a pochi chilometri a ovest di Vinkovci, città croata di circa 35000 abitanti.

 

I segreti nei dintorni del sito di Angkor

L'utilizzo della tecnologia LiDAR ha consentito di svelare i segreti nei dintorni del sito di Angkor: che sia l'inizio di una nuova epoca d'oro per l'archeologia?

  
Grazie ai laser ritroveremo le antiche città perdute.
in foto: Particolare di Angkor, Cambogia

Le prime tracce di una città perduta ai piedi del Vesuvio vennero alla luce

in maniera del tutto casuale: era il 1709 quando un uomo trovò marmi e colonne mentre scavava un pozzo nel proprio podere. Un sistema di pozzi e cunicoli rivelò l'esistenza di strutture complesse, giungendo fino al Teatro Antico di Ercolano. La scoperta fu l'impulso che spinse il Re Carlo III a rilevare il terreno ed iniziare gli scavi sistematici. Nel 1748, così, iniziarono anche i primi lavori attorno all'altra città, anch'essa sepolta dalla violenza del Vulcano nel 79 d. C.

Città nascoste

Ritrovamenti archeologici di questo tipo sono un evento senza dubbio eccezionale ma non unico: spesso si basano su conoscenze pregresse (storie leggendarie, magari note soltanto ai locali) che riescono a coniugarsi con la fortuna. Come fu, ad esempio, il caso di Petra, in Giordania, la quale non era nascosta dalla cenere e dai lapilli, ma da una stretta gola naturale: un viaggiatore svizzero, in grado di spacciarsi per un mercante arabo grazie alle sue profonde conoscenze in materia di lingua e cultura islamiche, aveva sentito parlare di una fortezza naturale dall'aspetto straordinario. Riuscì a farsi portare lì, avendo espresso la volontà di sacrificare sulla tomba di Aronne: era il 1812 e, sotto gli occhi probabilmente increduli di Johann Ludwig Burckhardt comparve la città che fu cuore del regno dei Nabatei, della quale non si avevano più notizie dal XIII secolo.

Uguale stupore dovettero provare i primi viaggiatori che si ritrovarono dinanzi le vestigia della "città perduta" della Cambogia: già noto attraverso alcuni resoconti del XVI secolo da parte di esploratori portoghesi, il sito di Angkor iniziò a svelarsi al mondo moderno prima attraverso i racconti di viaggio di Henri Mouhot. Nel 1860, infatti, questo professore francese visitò le meravigliose strutture dell'antico centro politico e culturale dell'Impero Khmer, descrivendole in un diario che fu pubblicato postumo (egli, infatti, morì di malaria nel corso di una spedizione in Laos). In realtà, Angkor aveva continuato ad essere oggetto di viaggi e visite, oltre ad essere parzialmente abitata: tuttavia il suo declino ne aveva favorito l'oblio, quanto meno nel resto del mondo, e furono così le esplorazioni della seconda metà del XIX secolo a restituirle la celebrità meritata. Le travagliate vicende belliche dell'area hanno reso possibile studi e restauri soltanto a partire da tempi relativamente recenti, ma oggi Angkor è meta di due milioni di turisti l'anno.

Particolare del tempio di Angkor, considerato il più esteso edificio religioso del mondo

L'occhio del laser

Ma cosa aveva tenuto celata Angkor agli occhi dei più per tanto tempo? Senza dubbio la vegetazione, in grado di preservare segreti in maniera perfetta: del resto, si sa, la natura vuole i suoi spazi e se li prende, soprattutto se cessa il costante lavoro dell'uomo per tenerla distante. Ancora oggi molte rovine straordinarie, oggetto di grande attenzione da parte degli studiosi, sono sepolte da giungle indomite, ad esempio in America centrale e meridionale. Quali saranno i tesori che scopriranno gli archeologi del futuro, quindi? Forse possiamo già iniziare a farci un'idea grazie alle nuove tecnologie, in grado di rivelare tesori sepolti in maniera più rapida di quanto si poteva sperare fino a poco tempo fa.

 

In particolare, la nuova frontiera già da diversi anni si chiama LIDAR (light detection and ranging): un sofisticato dispositivo che, montato su un elicottero o su un drone, volando a croce sull'area prescelta, emette milioni di raggi laser ogni quattro secondi i quali, attraversando il tetto di foresta, sono in grado di registrare anche le più piccole variazioni nella topografia, misurando la distanza tra la superficie a terra e il veicolo volante grazie alla riflessione delle onde.

Servendosi del LIDAR, Un team internazionale guidato da dottor Damian Evans dell'università di Sydney ha realizzato, lo scorso anno, una mappatura di 370 chilometri quadri attorno ad Angkor, con una visione dei dettagli senza precedenti che sarebbe stata altrimenti impossibile, data la densità della vegetazione e l'eventualità di incappare nelle mine posizionate al tempo della guerra civile. Il tutto ottenuto in appena due settimane. Le misurazioni hanno poi consentito al gruppo di mettere a punto dei modelli del paesaggio tridimensionali che, anche se non hanno esattamente lo stesso fascino di quello che ci si può trovare davanti procedendo a colpi di machete, possono comunque risultare estremamente utili per più precise ricognizioni sul campo.

Cosa c'è al di là di Angkor?

Gli archeologi hanno così documentato un paesaggio urbano fino ad ora ignoto, nascosto dalla foresta, costituito da altri templi, grandi strade ed elaborati corsi d'acqua che costituivano parte fondamentale del paesaggio urbano, opera di ingegneria idraulica che indica quali erano le elevate conoscenze dei Khmer. Scoperte che modificano profondamente le conoscenze e la comprensione di quella che fu una delle più grandi città del mondo, nel corso del Medioevo: del resto, prima che fosse divorata dalla vegetazione, la "città perduta" raggiungeva l'estensione di una moderna metropoli. Grazie al LIDAR è stato possibile rilevare come l'area urbana dovesse superare i 1.000 chilometri quadrati, all'interno dei quali vivevano centinaia di migliaia di abitanti: e tutto ciò avveniva tra tra il IX e il XV secolo, ossia in un'epoca durante la quale i grandi centri europei vantavano dimensioni e densità abitative decisamente inferiori. Di questa città, il cui declino fu causa dell'abbandono, fino ad oggi conoscevamo soltanto una parte: ora sappiamo che c'è molto altro, celato dalla giungla più fitta ed impenetrabile. Le tecnologie come LIDAR saranno quindi la nuova speranza per l'archeologia? Probabilmente diventeranno uno strumento indispensabile che ci consentirà di sentirci molto più vicini alle antiche civiltà di quanto avvenuto fino ad ora.

Archeoastronomia
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